Il defibrillatore impiantabile può aumentare il rischio di mortalità post-infarto miocardico


Nei pazienti ad alto rischio di morte improvvisa dopo infarto miocardico, il defibrillatore cardioverter impiantabile ( ICD ) non riduce il rischio globale di morte cardiaca nell'anno successivo all’evento infartuale.

Sono stati analizzati 653 pazienti con recente infarto del miocardio acuto ( da 6 a 40 giorni ).

Tutti i pazienti presentavano una disfunzione ventricolare sinistra ( frazione di eiezione inferiore a 35% ) e una compromissione della funzione cardiaca autonomica ( deviazione standard degli intervalli NN inferiore o uguale a 70 ms o frequenza cardiaca media maggiore di 80 bpm all’Holter 24, 3 o più giorni dopo l’infarto miocardico ).

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere un dispositivo ICD ( n=311 ) o terapia medica standard ( n=342 ).

Il periodo osservazionale medio è stato di 30 mesi.

Di quelli assegnati a ricevere un ICD, 59 pazienti hanno ricevuto una terapia appropriata ( shock ad alta energia o di stimolazione antitachicardica ) da parte del dispositivo, mentre in 252 questo non è avvenuto.

E’ stata compiuta un'analisi dei rischi competitivi al basale, che ha trovato che i fattori che aumentano il rischio di morte aritmica, come il sesso maschile e la grave insufficienza cardiaca, sono anche coinvolti nel rischio di morte non-aritmica.

Dopo aggiustamento per questi fattori, è stato osservato che i pazienti che ricevono un ICD presentano un rischio di morte aritmica inferiore del 67%, ma un aumentato rischio di morte non-aritmica del 70%, rispetto ai pazienti senza dispositivo ( p
L’incidenza annua di mortalità per qualsiasi causa è risultata più elevata tra i pazienti che hanno ricevuto una terapia appropriata dall’ICD rispetto a quelli in cui il dispositivo ha fornito terapia non-appropriata ( 15.1% vs 5.2%; P
In conclusione, anche se i meccanismi responsabili delle morti non-aritmiche in eccesso nel gruppo di terapia appropriata con ICD non possono essere stabiliti con certezza, lo studio ha messo in evidenza il fatto che la terapia appropiata con ICD in alcune popolazioni di pazienti non necessariamente porta a una riduzione significativa della mortalità generale. ( Xagena2010 )

Fonte: Circulation, 2010
Cardio2010


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